Giochi e passatempi nell’antico Egitto

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Gli antichi Egizi conoscevano molti modi piacevoli per passare il tempo nei momenti in cui non erano impegnati in altre attività: il banchetto era uno dei passatempi più usuali ed anche un momento in cui la casa del nobile veniva rallegrata, oltre che dalla presenza degli invitati, da intrattenitori quali maghi professionisti, acrobati o narratori, i quali si affiancavano ai servi incaricati di fornire intermezzi musicali o danzanti.
Ma spesso, in occasioni più quotidiane, l’Egiziano amava i giochi da tavolo; alcuni di essi ci sono ben noti dalle raffigurazioni tombali ed, in alcuni casi, sono arrivati anche fino a noi.

Uno dei giochi più antichi che conosciamo è “Il Gioco del Serpente”, attestato fino dall’Epoca Tinita (3000-2660 circa a. C.) nelle tombe reali di Abydos. Il gioco è chiamato così perché si giocava su di una scacchiera rotonda che aveva l’aspetto di un serpente arrotolato, con la testa posta al centro del cerchio e la coda che costituiva l’inizio del gioco, all’esterno. Il corpo del serpente è diviso in caselle che imitano le scaglie del rettile e che diventano sempre più piccole via via che ci si avvicina alla testa. Le pedine del gioco erano costituite da sei piccole statuette, a tutto tondo, di leoni e leonesse accucciati e da alcune palline rosse e bianche. Le regole del gioco sono sconosciute, ed anche se ne sono state proposte molte dagli studiosi, nessuna sembra perfettamente convincente; lo scopo del gioco era probabilmente quello di percorrere l’intero serpente, partendo dalla coda ed arrivando alla testa.

Fra i giochi più diffusi era la “Senet”, una specie di dama che veniva giocata su di una scacchiera rettangolare composta da 10 per 3 caselle; una versione di questo gioco è rimasta tutt’ora in voga nel Vicino Oriente. Questo gioco richiedeva una combinazione di abilità e di fortuna. Ogni giocatore aveva una serie di pedine, uguali tra loro, che muoveva lungo le caselle della scacchiera. Sottili bastoncini, talvolta in forma animale, assumevano la funzione di dadi ed il giocatore muoveva le proprie pedine in accordo al risultato ottenuto dal lancio di tali bastoncini. Sembra verosimile che lo scopo del gioco fosse quello di percorrere con tutte le pedine l’intera scacchiera e allo stesso tempo evitare alcune caselle considerate infauste, le quali erano contrassegnate da particolari segni geroglifici.

Un altro gioco assai conosciuto era denominato “Il Cane e lo Sciacallo” e veniva giocato su di una scacchiera in forma di piccolo tavolo, poggiante su quattro zampe animali, in cui erano praticati una serie di fori circolari che venivano a costituire una specie di percorso; le pedine erano costituite da bastoncini di legno o di avorio, terminanti a testa di sciacallo oppure di cane, che venivano infilate nei fori. Il piccolo tavolo era sempre provvisto di un cassettino laterale in cui si riponevano le pedine a gioco concluso. Anche in questo caso il giocatore doveva compiere tutto il percorso; questo gioco, inventato probabilmente nel Medio Regno (2040-1780 a.C.) ebbe una larghissima popolarità e diffusione, infatti alcuni esemplari sono stati ritrovati in tombe dell’area palestinese.

Oltre ai giochi, che noi definiamo da tavolo, gli antichi egizi praticavano tutta una serie di giochi di movimento i quali si trovano talvolta raffigurati nelle tombe e che venivano probabilmente praticati all’aperto. Tali giochi sono in genere più deg il movimento raffigurato in sequenza, come una scena al rallentatore. I giochi di movimento sono rappresentati nelle tombe solamente fino al Medio Regno, cioè fino al 1780 a.C. circa, dopo questo termine non si trovano più raffigurati, probabilmente perché nuovi soggetti pittorici prendono il loro posto. Nella sala V del Museo Egizio di Firenze sono conservati alcune pedine in faience e dadi in osso di forma tronco piramidale datati in Età Tarda (1070 – 305 a.C.).
BIBLIOGRAFIA
J. VANDIER, Manuel d’archeologie egyptienne Tomo IV, Paris 1964
AA. VV., Civiltà degli egizi. La vita quotidiana. Torino 1987