La storia della formazione del Museo Egizio di Firenze è legata alle ricche collezioni granducali che già nel ‘700 contenevano un nucleo di antichità egiziane. Il Granduca Leopoldo II acquista nel 1824 la collezione Nizzoli e promuove nel 1828, insieme al re di Francia Carlo X, una importante spedizione franco-toscana in Egitto, diretta da Jean-François Champollion e da Ippolito Rosellini, il pisano padre dell’egittologia italiana.
I numerosi reperti raccolti durante il viaggio furono equamente suddivisi tra il Louvre e Firenze: i reperti fiorentini furono trasportati prima nell’ex convento di S.Caterina, poi nel 1855 in quello di S.Onofrio, quando venne istituito il Museo Egizio.
Nel 1881 il Museo Egizio di Firenze fu inaugurato nell’attuale sede, al primo piano del Palazzo della Crocetta. L’allestimento delle sale era stato affidato ad Ernesto Schiaparelli, primo Direttore del museo e figura fondamentale dell’egittologia italiana.
Egli scelse di decorare le sale assegnategli con motivi ornamentali ed elementi architettonici egittizzanti, un aspetto che rimane ancora nell’allestimento odierno.
Dopo la direzione Schiaparelli il Museo Egizio di Firenze conosce un lungo momento di stasi e anche l’acquisizione di materiale subisce un arresto, fino ad una parziale ripresa nella prima metà del secolo scorso, con le donazioni dell’Istituto Papirologico fiorentino “G. Vitelli”.
Ripercorrere la storia del Museo Egizio di Firenze permette di seguire un aspetto forse meno noto ma decisamente importante dell’archeologia fiorentina: la città di Firenze, nota soprattutto per le significative vestigia della civiltà etrusca, diventa in breve, grazie all’Istituto Papirologico e al Museo Egizio, un centro fondamentale dell’egittologia non solo italiana.

Nascita e formazione del Museo Egizio di Firenze